Cerchia di Rodrigo de Osona il Vecchio (Valencia, 1440 – 1518)
Natività
Olio su tavola, cm 89 x 59
Con cornice, cm 99 x 69
In un suggestivo scenario, protetti da un'imponente loggia rinascimentale di chiara ispirazione italiana che si apre su un paesaggio verdeggiante, la Vergine Maria e San Giuseppe si inginocchiano in preghiera davanti al Bambino adagiato a terra. Dietro di loro, due pastori osservano la scena: uno di essi indica il Bambino al suo compagno, mentre un asino e un bue assistono dall'arcata sinistra. La presenza di San Giuseppe che regge una candela accesa allude alle visioni di Santa Brigida di Svezia, secondo le quali la luce divina emanata dal Bambino avrebbe cercato di spegnere la fiamma della candela. Con l'eccezione della Vergine e del Bambino, raffigurati con squisita eleganza e delicatezza, le altre figure presentano tratti più marcati e realistici, in linea con la loro condizione sociale. Questo approccio riflette le influenze nordiche prevalenti nelle botteghe valenciane alla fine del XV secolo, evidenti anche nel modo in cui sono trattati i panneggi pesanti con le loro pieghe spezzate. La tavola in questione, infatti è riferibile alla cerchia del pittore valenciano Rodrigo de Osona il Vecchio (Valencia, 1440 – 1518), attivo nella città spagnola tra il 1464 e, presumibilmente, il 1518. Considerato tra i più importanti fautori del Rinascimento in Spagna, il suo nome viene spesso associato e confuso con quello del figlio Francesco de Osona (Valencia, 1465 – 1514), deceduto prima di lui, con il quale lavorò a stretto contatto nella propria bottega (pertanto le opere sono spesso attribuite ad entrambi). La sua formazione artistica, in particolare l'acquisizione dei modelli fiamminghi, avvenne molto probabilmente nella stessa città natale, data la presenza di una rinomata famiglia di pittori di Bruges: Louis Alincbrot, capostipite di questa famiglia, fu attivo a Valencia dal 1439 fino alla sua morte, avvenuta tra il 1460 e il 1463. A lui succedette il figlio Jordi Alincbrot, anch'egli formatosi a Bruges, documentato a Valencia tra il 1463 e il 1481. Durante gli anni in cui Rodrigo de Osona dovette compiere il suo apprendistato, il celebre pittore spagnolo Bartolomé Bermejo si stabilì in città, influenzando particolarmente il suo stile pittorico. La loro collaborazione è attestata nel 1485, quando Bermejo tornò a Valencia dopo il suo periodo aragonese. In quell'occasione, il laboratorio degli Osona si occupò dei due pannelli laterali e delle grisaglie dei reversi del Trittico della Vergine di Montserrat della cattedrale di Acqui Terme, in provincia di Alessandria.
Oltre all'influenza fiamminga, Rodrigo de Osona fu permeato anche dai modelli dei pittori rinascimentali italiani che si erano stabiliti a Valencia dal 1472, come Paolo de San Leocadio noto come Paolo da Reggio e Francesco Pagano. Ne è prova la precoce integrazione di elementi decorativi rinascimentali nelle sue opere, come visibile nel lampante esempio della predella della Pala d'altare della Crocifissione, realizzata nel 1476 per la chiesa di San Nicola a Valencia. Rodrigo de Osona fu tra i primi ad essere affascinato dalle innovazioni dello stile Rinascimento italiano, sapientemente combinate con il realismo dell'arte fiamminga, all'epoca molto diffusa nella penisola iberica. I suoi dipinti rivelano una predilezione per rappresentazioni che enfatizzano la devozione, manifestata attraverso aspetti di gentilezza e dolcezza, piuttosto che aderire a una percezione della realtà improntata a rigore e sobrietà. Ciononostante, emerge una meticolosa cura nella definizione degli sfondi naturali e architettonici, evidenziando una superba maestria nell'uso della pittura a olio.
Un confronto con La Natività o L'Adorazione del Bambino di Rodrigo e suo figlio Francisco, conservata al Museo del Prado di Madrid, supporta l'attribuzione di questa tavola ad un membro della cerchia del pittore, che aveva avuto modo di vedere direttamente le innovazioni adottate dal maestro nelle sue opere.
Altro elemento interessante che accresce il valore ed il fascino di questa tavola è la presenza del monogramma “M” sul mantello della Vergine: si potrebbe suggerire, infatti, che il motivo della corona accompagnato dalla lettera "M", indichi in realtà una provenienza della tavola dal convento delle Clarisse di Santa Chiara a Valencia. Quest’istituzione fu trasferita da Gandia a Valencia nel 1458 per volere della Regina Maria di Castiglia (1401-1458), consorte di Alfonso V, Re di Aragona e Valencia, indicata spesso con il monogramma mariano “M” sormontato dalla corona.