Dipinto di gusto manierista non autografato, attribuito a Jacopo Negretti forse realizzato con aiuti di bottega, ma nel quale traspare la mano del maestro al quale può essere attribuito appunto con una verosimile evidenza, ove appaiono diversi tratti distintivi del pittore veneziano. Ciò specie nei drappeggi, nel volto e negli occhi della vergine, nella dolce espressività dell'angelo ritratto morbidamente in volo. Il volto di quest'angelo con lievissime differenziazioni compare in diversi dipinti di Palma il Giovane (forse si può ipotizzare un modello che posava in bottega?) come ad esempio nella tela conservata alla Cattedrale di Urbino raffigurante la Crocifissione, nell'Annunciazione conservata a Venezia a San Geremia o nel volto di Apollo in Apollo e Marsia conservati al museo di Braunschweig in Germania. Nell'annunciazione di Venezia sono evidenti anche altre affinità compositive e pittoriche come nel giglio offerto alla Vergine o nel cesto con la biancheria e nello sgabello di gusto cinquecentesco presenti nella scena. Anche nel dipinto della Dedizione di Udine a Venezia conservato al museo di Udine si scorgono diverse affinità nei volti dei putti e dell'angelo. Come nel Compianto del Cristo Morto conservato al Monte di Pietà ad Udine, per ciò che rigurda i drappeggi e il volto della vergine dal caratteristico sopracciglio rosato. Vi è anche una sorprendente affinità compositiva con il disegno preparatorio del dipinto dell'Estasi di Santa Teresa D'avila, bozzetto ora conservato al Museo di Pordenone, con particolare riferimento alla postura e alle posizioni dell'Angelo in volo e della Santa anch'essa in preghiera inginocchiata su di un inginocchiatoio a desta della scena. Senza soffermarci ultieriormente, nelle foto divise in riquadri sono visibili una parte degli studi di attribuzione dell'opera con accostamento grafico di dettagli di opere di Palma il Giovane presenti in musei e collezioni varie. Palma il giovane dipinse nel corso della sua vita diverse varianti dell'annunciazione, con elementi della composizione sostanzialmente affini all'opera da noi presentata, tra cui due conservate a Venezia nelle chiese della Madonna dell'Orto e di San Geremia, in cui compaiono l'angelo in volo e la vergine appoggiata ad un inginocchiatoio; un'altra versione è conservata alla Pinacoteca di Brera in Milano. Anche in Friuli è conservata un'altra un'annunciazione di Palma il Giovane a Moimacco (UD) nella Villa de Claricini Dornpacher. Anche a Pesaro, nella chiesa di Sant'Agostino vi è un'altra annunciazione.
Stato di conservazione dell' opera : dipinto foderato verosimilmente a cavallo fra 800 e 900, ove sembra essere stata operata una parziale ma insufficiente pulitura dell'opera. Il dipinto, comunque in origine dai toni scuri spesso presenti nella pittura veneta dell'epoca appare leggibile, ma la brillantezza dei colori è certamente ridotta dalla patina e dall'ossidazione dei pigmenti e vernice protettiva prodottasi nei secoli non rimossa. E' possibile se desiderato procedere a ulteriore intervento/tentativo di pulitura comunque non indispensabile. Le cadute di colore sono molto circoscritte e ridotte e nella parte centrale del dipinto, ben restaurate e visibili solo con riflettografia UV anche a varie lunghezze d'onda. La riflettografia IR ha evidenziato un probabile bozzetto preparatorio dei contorni delle figure ma alcun ripensamento o ridipintura. La cornice protettiva stilizzata è coeva al restauro.
Ulteriori osservazioni : Opera controriformista quindi estranea alle magnificenze del manierismo rispecchiante i dogmi tradizioni della chiesa, d'ambito riformato appunto. Le immagini religiose, dovevano, nel periodo, essere semplici, essenziali, di facile comprensione ed aderenti alle sacre scritture. La chiesa operava uno stretto controllo sulle opere degli artisti. Non ci sono arredi sfarzosi nella scena ma una sedia cinquecentesca ed un inginocchiatoio a bambocci tipici del periodo. L'arcangelo, dipinto con una certa finezza regge in mano un giglio simbolo di purezza e castità tradizionalmente legati alla Vergine Maria. Quest'ultima esprime un atteggiamento remissivo e di piena accettazione tipici della Controriforma e della provenienza. Con l'altra mano l'angelo indica il cielo e lo Spirito Santo simboleggiato da una colomba che vola fra simpatici putti e le nuvole. Il cesto con i panni, spesso presente nelle annunciazioni dell'epoca, è simbolo della materialità della vita terrena e del destino dell'essere umano con i suoi bisogni quotidiani.
Misure : Cm. 121 x 90
Provenienza : Ex lascito ereditario, privata collezione Udine.
Nei collage fotografici dettagli dei dipinto messi a confronto con altre opere di Palma il giovane.
Fotogramma a) dettagli volto dell'angelo a confronto con:Annunciazione Venezia a San Geremia - Cattedrale di Urbino Crocifissione e altre opere di Palma il Giovane.
Fotogramma b) volto della Vergine a confronto con il Compianto del Cristo Morto conservato al Monte di Pietà ad Udine – Compianto del Cristo, Morto, Palma il Giovane, Asta Dorotheum Vienna 11.5.22 e altre opere di Palma il Giovane
Fotogramma c ) Dettagli viso putti a confronto con altre opere di Palma il Giovane
Fotogramma d) Riposo dalla fuga in Egitto – accademia dei Concordi Rovigo - Estasi di Santa Teresa D'avila, disegno, Museo Pordenone – Disegni preparatori di Palma il Giovane, dettaglio angelo – Dettagli nuvole a confronto con altre opere
Jacopo Palma il Giovane
Giacomo Negretti detto Palma il Giovane per distinguerlo dal prozio Jacopo Palma il Vecchio (Venezia, 1548/1550 – 14 ottobre 1628) è stato un importante e prolifico pittore italiano.
Proveniente da famiglia di artisti, fu subito iniziato agli studi pittorici sulle orme dello zio del padre, Palma il Vecchio e del fratello della madre, Bonifacio de' Pitati, (detto Bonifacio Veronese).
Nel 1564 il duca di Urbino Guidobaldo II della Rovere, in visita a Venezia, apprezzò le doti artistiche di Jacopo e lo invitò a corte ad Urbino.
Nel maggio 1567, si spostò quattro anni a Roma ospite dell'ambasciatore del granducato di Urbino Traiano Mario.
A Roma studiò e fu influenzato da Raffaello e Tintoretto, eseguì varie copie di Tiziano, suo vero maestro, col quale in seguito collaborò portandone anche a termine il celebre dipinto della Pietà. Si formò nel periodo della scuola veneta e del manierismo romano, che ebbe modo di apprendere durante i quattro anni del suo soggiorno.
L'inizio della sua produzione artistica è datata verso il 1565. Nel 1582 si sposò con Andriana Fondra, che tuttavia portò non poche preoccupazioni al pittore a causa del suo animo instabile, situazione peggiorata dalla prematura scomparsa di due figli della coppia. Morì per problemi polmonari nel 1628, senza che nessuno tra i suoi eredi (le figlie Crezia e Giulia ed i nipoti Andriana e Giacomo) continuasse la trazione pittorica della famiglia.
Fu tra i pittori più attivi nel tardo XVI secolo e dipinse a Venezia, Bergamo, Roma, Urbino, in Friuli ed altrove.
Palma il Giovane è presente con numerosi dipinti in Friuli a partire dal 1583, quando portò a termine per la chiesa di Tricesimo una Presentazione al Tempio di grande effetto per il deciso impianto scenografico ed il ricco impasto cromatico, fino al 1624, quando firmò per la parrocchiale di Pontebba una modesta pala con la Vergine e i santi che evidenzia l’ormai esausta vena creativa. Tra i vari dipinti “friulani” (una ventina circa), particolare significato riveste il quadrone di maniera del 1595 commissionatogli dalla comunità di Udine – che in passato per quadri del genere si era affidata a Pomponio Amalteo, Francesco Floreani e Alessandro Spilimbergo –, raffigurante la Vergine con il Bambino attorniata da angeli con il santo aquileiese Ermacora in piedi e san Marco inginocchiato reggente in mano il vessillo di Udine, a simboleggiare la Dedizione di Udine a Venezia.
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