Pieter Van Lint (Anversa, 1609-1690), Allegoria della laboriosità che conduce alla pace e all’abbondanza
Olio su rame; misure cornice cm H 132 x L 159 x P 8, misure rame cm H 104 x L 130
Opera firmata (in basso al centro) "P.V. Lint F./ en A.B"
prezzo: trattativa riservata
oggetto corredato da certificato di autenticità e expertise (scaricabile a fondo pagina)
L’importante e pregevole dipinto, realizzato ad olio su rame, raffigura l’Allegoria della laboriosità che conduce alla pace e all’abbondanza.
L’opera è firmata in basso e al centro “P V Lint”, ovvero Pieter Van Lint (Anversa, 28 giugno 1609 – Anversa, 25 settembre 1690), celebre pittore e disegnatore fiammingo attivo ad Anversa nella seconda metà del XVII secolo.
Van Lint elabora una composizione complessa e articolata in cui inserisce diverse figure tratte anche dalla mitologia per proporre il messaggio allegorico della laboriosità che conduce alla pace e all’abbondanza. Lo stile artistico dell'autore si contraddistingue per il realismo meticoloso e per l’accurata attenzione ai dettagli e per la resa dei materiali che costituiscono gli oggetti descritti. Come vedremo in seguito, ogni particolare rappresentato all’interno dell’opera racchiude un significato simbolico e allegorico che va a rafforzare il messaggio che già le stesse figure esprimono.
Le notevoli dimensioni del supporto di rame, non così infrequente nella produzione artistica dell’artista, contribuiscono a rendere l’opera di grande pregio: purtroppo infatti molti di questi manufatti sono andati perduti perché il rame era spesso recuperato in periodi di guerra e carestia, e riutilizzato per ricavarne armi e utensili comuni. La lamina di rame si dimostrava ideale per la pittura ad olio poiché costituiva un supporto non assorbente, rigido, liscio e caratterizzato dalla stessa colorazione rossastra che si usava per le preparazioni dei fondi. I maggiori centri di produzione furono proprio Anversa, Amburgo e Amsterdam anche se la tecnica fu molto utilizzata anche in Italia. Il cospicuo costo del materiale indica una committenza facoltosa, interessata a possedere un’opera pregevole e durevole nel tempo, caratteristica questa che la lamina metallica possiede maggiormente rispetto alla tela.
Il dipinto è conosciuto dagli studiosi. È registrato sul catalogo dell’artista del RKD Netherlands Institute for Art History (con misure 104 x 129 cm). Comparse inoltre sul mercato antiquario francese nel 2013 come opera autentica di Peter Van Lint, con il titolo Minerve recevant la Paix et l’Abondance. Sul retro, un cartellino documenta un passaggio del dipinto nel territorio ungherese. Oggi è conservato in collezione privata italiana.
Il dipinto, che rappresenta simbolicamente la celebrazione della vita operosa nella pace e nella prosperità, vede al centro posizionata la dea Minerva (la greca Athena), assisa davanti ad un tavolo riccamente imbandito. Minerva è raffigurata secondo la tradizione iconografica, con l'aspetto di una giovane vergine guerriera, mentre indossa la lunga veste greca (chitone) e, sul petto, l’armatura pettorale (egida) decorata dalla testa di Medusa. In testa porta l’elmo piumato ed è armata di lancia. Divinità romana della lealtà in lotta, delle virtù eroiche, della guerra giusta, ma anche della saggezza, della forza, è protettrice degli artigiani. L’attenzione dell’osservatore è subito catturata dalla sua figura; tuttavia la dea volge lo sguardo verso la sua destra, invitando quindi a seguirla per porre attenzione verso le due ancelle che giungono al suo cospetto. Si tratta delle figure allegoriche della Pace e dell’Abbondanza. La prima, all’estrema sinistra di chi osserva l’opera, è riconoscibile per il ramo di ulivo che delicatamente tiene in mano mentre ricambia lo sguardo con Minerva. È vestita di una lunga tunica cinta alla vita da un nastro e ha il capo ornato da una corona di ulivo, pianta simbolo di vita e di rinascita, da sempre considerata emblema di pace. La seconda fanciulla porge un vassoio ricolmo di frutta verso il tavolo a cui siede la dea ma il suo sguardo è volto verso alla figura maschile che siede di fronte. Giovane bella e prosperosa, è vestita da una tunica che ricade dolcemente dalla spalla destra mostrandone la nudità. Un manto verde e panneggiato, preziosamente bordato da un ricamo argentato, le avvolge un fianco. Il capo è ornato da una ricca corona di fiori e spighe di grano che richiamano alla fertilità agricola. Orecchini e collana di perle incorniciano il volto e rimandano al benessere. Ai suoi piedi una mela rossa, una pera e alcune spighe di grano rafforzano il tema dell’abbondanza e della fertilità. La figura maschile ricambia lo sguardo dell’Abbondanza porgendole la mano sinistra come a renderle omaggio. Vestito all’antica, senza calzari e con un voluminoso panneggio rosso che poggia sulla spalla destra, corpo giovane, atletico e forte, porta i capelli mossi e la barba scura con connotati tipicamente virili. È identificabile con Vulcano antico dio romano (Efesto nella mitologia greca), signore del fuoco e della lavorazione dei metalli. Siede infatti su di una grande base in metallo forgiato ed ha riposto gli strumenti per la lavorazione della terra che ha lui stesso preparato. Tra gli attrezzi, oltre a un martello e alla falce, si riconosce il correggiato, strumento agricolo impiegato un tempo dai contadini per la battitura del grano, che dunque si ricollega alla figura dell’Abbondanza. Vulcano poggia la mano destra sulla testa di un grande bue, certamente un riferimento alla lavorazione dei campi, ma anche animale strettamente collegato alla figura di Vulcano nella mitologia cretese: come Dio della fertilità, talvolta fu il toro sacro, che nel mito cretese si unì a Pasifae generando il Minotauro. In posizione più arretrata, ma di certo non meno importante, compare il dio titano Saturno/Tempo (il greco Crono o Kronos), rappresentato come da tradizione iconografica come un anziano dalla barba lunga, vestito con una toga, mentre sostiene con un braccio la clessidra per simboleggiare il trascorrere del tempo mentre con l’altra mano impugna la falce con la quale la tradizione mitologica narra abbia evirato il padre Urano per punirlo della crudeltà manifestata verso la sua discendenza. Titano della fertilità e dell'agricoltura, è la personificazione del tempo. Un giovane moro osserva il trascorrere del tempo, rafforzando con la sua fisionomia il concetto di laboriosità su cui si basa l’intero programma iconografico.Due paffuti putti, dalle ali variopinte e di chiara ispirazione rubensiana, svolazzano leggiadri al di sopra delle figure descritte; uno di essi concorre a portare un ramo e una corona di ulivo quale simbolo di pace ed abbondanza. La scena è ambientata in un salone di un maestoso edificio architettonico di gusto classico, con porticato e fornici oltre ai quali si scorge un paesaggio con grandi alberi e un cielo azzurro segnato da qualche nuvola vaporosa. Due grandi telamoni, figure ad alto rilievo, ornano le pareti della sala. Si tratta di Ercole (Erache in greco), a sinistra, riconoscibile dalla pelle del Leone di Nemea che sconfisse durante le dodici mitiche fatiche. A destra invece vi è Onfale, figura mitologica greca, strettamente connessa con la leggenda di Ercole. Compare come una regina della Lidia ed Ercole andò al suo servizio, si unì a lei e dai loro figli si fece discendere la dinastia dei re di Lidia. L’equilibrata e armoniosa composizione d’insieme restituisce un’atmosfera idilliaca, di grande intensità espressiva. Il colto programma iconografico è appoggiato dallo scambio di sguardi tra le figure che si relazionano tra di loro consentendo allo spettatore di cogliere il messaggio allegorico che va ad esaltare il lavoro per giungere alla pace e all’abbondanza. Caratterista della produzione del pittore, la tavolozza cromatica utilizzata è composita e accesa, in cui prevalgono alcuni colori saturi come i rossi cremisi. Il dipinto è accompagnato da una cornice in legno intagliato e dorato non coeva.
Esiste un’altra opera autografa di Pieter Van Lint, realizzata anch’essa su rame, che propone lo stesso soggetto, l’Allegoria del Lavoro premiato dalla Pace e dall'Abbondanza, pur con qualche variazione compositiva e cromatica. Questo secondo rame, di dimensioni inferiori rispetto al dipinto oggetto di studio, è comparso sul mercato antiquario in coppia con pendant raffigurante Apollo e Dafne. Van Lint scelse diverse volte il supporto di rame che gli consentiva quella resa luminosa e di minuziosi dettagli che amava introdurre nei suoi lavori. […] Pieter van Lint nacque ad Anversa il 28 giugno 1609. […] Artista poliedrico e di grandi abilità, dipinse scene storiche, mitologiche, pastorali e di genere e, su commissione, dipinse anche ritratti e cartoni per arazzi. Oltre a commissioni religiose, l'artista realizzò numerose piccole scene di genere, nello stile dei Bamboccianti. Dopo al viaggio in Italia, in cui studiò l’antichità, alcuni lavori si caratterizzano per uno spiccato interesse volto al classicismo delle architetture e delle figure. È possibile quindi ipotizzare che il dipinto in oggetto possa essere stato concepito in seguito al soggiorno italiano.
Carlotta Venegoni