Molto raro e affascinante tappeto anatolico / ottomano con vello in seta del secolo XIX° possibilmente / verosimilmente prima metà o anche 1780 /1850 c.a, in ottime condizioni di conservazione, anche vello, dalla calda cromia vegetale. Motivi floreali, scrittura stilizzata e con iscrizioni kufica, arabeschi e vasi Molto fine con annodatura di c.a 7.000 nodi per decimetro quadrato Misura cm. 116 x200. In ottime condizioni, privo di restauri significativi o evidenti
Tappeti di corte ottomani:
L'impero ottomano ha avuto origine in Anatolia (l'odierna Turchia) ed è stato uno dei più grandi e longevi del mondo islamico. Controllava territori che andavano dal Nord Africa all'Europa orientale dal 1299 al 1923. L'Anatolia ha una lunga tradizione di tessitura dei tappeti, ma dal 16 ° secolo in poi i tappeti di corte ottomani utilizzavano una serie di disegni specifici creati dagli artisti dei laboratori di corte ottomani, disegni che venivano utilizzati anche su ceramiche di corte, dipinti, legatorie e tessuti.
SCHEDA DI PARERE TECNICO DELL'OPERA
La scrittura kufica: era molto usata nell’arte islamica, specialmente per ornamenti architettonici e tessili. In molti casi, contiene versetti del Corano, invocazioni a Dio (Allah) o nomi sacri come quelli del Profeta Maometto e dei suoi compagni. Oltre all'aspetto decorativo, questa calligrafia ha una valenza spirituale. Inserire parole sacre su un tappeto, soprattutto nei medaglioni centrali o nelle cornici, poteva servire come benedizione, protezione o atto di devozione.
A volte le lettere sono talmente stilizzate da fondersi con i motivi geometrici, diventando quasi un pattern astratto. Nel nostro tappeto,le scritte nere attorno al medaglione seguono uno schema simmetrico e circolare, tipico dei tappeti ottomani con elementi di scrittura kufica. Nella fascia nera che circonda il medaglione, si distinguono blocchi verticali e orizzontali che sono compatibili con lettere arabe come alif , lam , mim , ha e waw . La scrittura potrebbe essere parte di una frase devozionale, come:
"Al-mulk lillah" (الملك لله) – significato "La sovranità appartiene a Dio"
"Bismillah ar-Rahman ar-Rahim" (بسم الله الرحمن الرحيم) – "Nel nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso"
Oppure una sequenza dei 99 nomi di Allah
L'intreccio è estremamente astratto, quindi potrebbe anche non essere un testo completo, ma solo lettere simboliche o pseudo-calligrafie (cioè scritte che imitano la calligrafia ma non formano parole reali), pratica comune nei tappeti destinati all’estetica più che alla lettura. Se il nostro tappeto era usato in una moschea o come tappeto da preghiera, è molto probabile che le scritte contengano formule benedette o versetti specifici legati alla protezione e alla fede.
Contesto simbolico della frase "الملك لله" nei tappeti
La frase "al-mulk lillah", “la sovranità appartiene a Dio”, è carica di significato teologico e simbolico:
1. Autorità divina: Riconosce che tutto il potere e l'autorità appartengono solo a Dio, negando implicitamente la sovranità assoluta dei re o sultani terreni.
2. Protezione e sacralità: Inserita nei tappeti da preghiera o nei tappeti di luoghi sacri (come moschee o madrase), serve come formula apotropaica – cioè per invocare protezione divina e benedizione sullo spazio.
3. Richiamo mistico: Nella spiritualità sufi e nell’arte islamica, tali frasi non sono solo religiose ma anche contemplative: meditare sul senso del possesso e del potere come appartenenti solo a Dio è un esercizio di umiltà e sottomissione..
La scrittura kufica iniziò a essere integrata nell’arte tessile tra il XIII e il XV secolo, ma è nei secoli XV–XVII (soprattutto in area ottomana e persiana) che si svilupparono i tappeti con calligrafie intrecciate a motivi floreali e geometrici. Anche nei secoli successivi (XVIII–XIX), lo stile kufico fu ripreso in forma simbolica e decorativa, spesso senza l’intento di renderlo leggibile, ma come richiamo alla tradizione classica, come appare nel nostro caso.
Ai quattro lati del tappeto è presente un affascinante un medaglione secondario con uno sfondo marrone-rossastro, contornato da motivi simili a foglie o piume nere, e al centro una figura più chiara, stilizzata, che sembra un calligramma o un motivo floreale astratto.
Possibili interpretazioni:
1. Calligrafia stilizzata:
Anche qui potremmo trovarci di fronte a una scrittura kufica molto stilizzata, forse una parola o un nome sacro (come "Allah" – الله – o "Muhammad" – محمد), ma fortemente deformato in senso ornamentale. Tuttavia, l’elevata astrazione rende difficile una lettura certa senza altri confronti.
2. Motivo floreale simbolico:
La forma centrale richiama la figura di una rosa o tulipano, entrambi fortemente simbolici nell’arte islamica:
Il tulipano (lale) ha un doppio significato nei tappeti ottomani: in turco "lale" ha le stesse lettere della parola "Allah" (الله) in arabo, e simboleggia la divinità e la perfezione.
La rosa è un simbolo mistico sufi, legata alla bellezza divina, al martirio e all’amore sacro.
3. Tughra astratta o simbolo imperiale:
In certi casi, si trovano nei tappeti simboli simili a una tughra, la firma stilizzata del sultano ottomano, qui forse semplificata in chiave ornamentale.
Altre simbologie presenti nell'opera:
Il contorno a foglia/piuma è probabilmente una palmetta stilizzata o un ramo di cipresso, simbolo di vita eterna o resurrezione.
Il motivo centrale in basso, simile a un vaso o anfora, è un motivo di fertilità e abbondanza. Nei tappeti islamici, spesso rappresenta il vaso del paradiso, dal quale sbocciano fiori o rami: un riferimento simbolico al giardino celeste (janna). La figura scura al centro basso (a forma di cipolla o grappolo) Potrebbe rappresentare un albero stilizzato, un cipresso o un grappolo d’uva.Questo tipo di vaso lo si trova nei tappeti persiani del tardo periodo safavide (fine XVII–inizio XVIII sec.) o nei tappeti ottomani urbani (es. Ushak o Istanbul) tra XVIII e XIX sec.
Il cipresso invece simboleggia immortalità e costanza nella fede. Il grappolo d’uva può riferirsi a abbondanza spirituale e vita eterna nel paradiso.
4. Bordo decorativo
Ricco di motivi floreali e arabeschi, spesso con:
Palmette → simboli di vittoria e sovranità.
Fiori a 8 petali → legati alla geometria sacra islamica, all’equilibrio cosmico e ai paradisi ottagonali del Corano.
Interpretazione d’insieme
Questa parte del tappeto unisce elementi divini (nome di Dio), celesti (giardino/paradiso), e mistici (fiori, alberi, simmetrie). È probabilmente un tappeto devozionale o realizzato per uno spazio sacro o nobile, ispirato alla simbologia spirituale dell’Islam ottomano o persiano.
Datazione verosimile del tappeto
Tenendo conto dello stile del medaglione centrale (influenzato da tappeti safavidi o ottomani classici),la calligrafia kufica stilizzata, l’uso ripetuto del nome divino, i colori terrosi con ocra, nero, ruggine e beige, la composizione simmetrica e il vaso ornamentale, l'opera è verosimilmente databile tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo (ca. 1780–1850), meno probabilmente del periodo successivo del secolo XIX°, la provenienza è probabilmente ottomano anatolica oppure del sud ovest della Persia(es. Qazvin, Isfahan tardo periodo) con influenza ottomana.