XVIII secolo
Nature morte con grappoli d’uva
(2) olio su tela, cm 35,5 x 45
La natura morta è un tipo di rappresentazione pittorica in cui protagonisti sono degli oggetti inanimati (frutta, fiori, crostacei, pesci e selvaggina morta, libri, strumenti musicali e oggetti di vario tipo) collocati nello spazio in una forma indipendente dalla logica del racconto. In questo tipo di pittura, dunque, è assente l’uomo, il semidio dell’arte rinascimentale. È un genere destinato soprattutto al godimento privato di un pubblico nuovo, formato da collezionisti, amatori, esperti. L’espressione ‘natura morta’ deriva dal francese nature morte, che fa la sua apparizione nel 1750 (nella Lettre sur la peinture à un amateur di Baillet de Saint Julien). Fino a quel momento il genere pittorico in questione veniva indicato con un termine che significa ‘natura silenziosa’: Stilleven (olandese), Stilleben (tedesco), Still-life (inglese). Con queste espressioni si voleva indicare il carattere “immobile” del soggetto rappresentato, in opposizione alla rappresentazione della figura umana, che doveva essere colta nella mutevolezza dell’espressione. Nella storiografia del tempo trapela giudizio generalmente negativo rispetto al genere che, avendo per soggetto una natura immobile e inanimata (natura inferior), appartiene al rango più basso della gerarchia dei generi pittorici. La centralità assegnata nella natura morta al mondo delle cose inanimate esclude la presenza diretta dell’uomo per concentrarsi sulle proprietà degli oggetti: le forme e i volumi, la materia, il colore e la reazione alla luce. L’abilità del pittore consiste nel selezionare tali oggetti, disporli nello spazio affinché diventino “presenze” e ordinarli in un’unità figurativa in sé compiuta. Nonostante i molti studi e dibattiti, gli studiosi non sono ancora riusciti a stabilire con certezza se le origini di questo genere pittorico risiedano in Italia o nel Nord Europa. A sostegno dell’origine italiana si apporta l’argomento dell’esistenza di nature morte già in epoca classica, la cui tradizione viene ripresa in epoca rinascimentale, caratterizzata da un forte impulso all’indagine empirica della natura e alla sua rappresentazione. La prima natura morta a tutti gli effetti, compiuta realizzazione del genere, viene considerato la celebre Canestra del Caravaggio, realizzato a Roma intorno al 1596, il quale si sporge verso lo spettatore con splendido realismo tridimensionale. In questa coppia di nature morte del XVIII secolo la frutta e i grappoli d’uva sono messi in risalto attraverso una generosa serie di tocchi di luce, che pongono in evidenza le forme definite degli ortaggi rappresentati. La brillantezza dell’uva si pone in diretto contrasto rispetto allo sfondo, dai toni scuri e neutri. In questa coppia di tele, la realistica raffigurazione della frutta si combina ad una complessa ed elegante composizione accuratamente bilanciata.