Giovanni Rivalta (Faenza, 1756 – 1832)
Vaso di fiori con uccelli - Vaso di fiori con uva
(2) Olio su vetro, cm 24 x 28
Con cornice, cm 36 x 30
Scheda critica del Prof. Alessandro Agresti
Queste due squisite opere sono davvero delle rarità nell'ambito della natura in posa: infatti nel Settecento la tecnica dell'olio su vetro divenne piuttosto rara dopo aver trovato il suo apogeo negli interventi di Carlo Maratti e della famiglia Stanchi nei noti cicli di Palazzo Colonna e Palazzo Borghese a Roma; tale tecnica venne solitamente adoperata, comunque, per committenze di rango, su ampie superfici, per edifici di prima importanza. Ben più raro trovare lavori simili, di queste dimensioni, soprattutto a XVIII secolo inoltrato: e stupisce il più che soddisfacente stato di conservazione, grazie al quale possiamo apprezzare la perizia e le sottigliezze del pennello nel formare queste due piacevolissime immagini. Ritengo dunque che il nome più pertinente per i nostri vetri sia quello di Giovanni Rivalta, faentino, e che esse siano delle primizie della sua produzione. Infatti, sul retro di una delle due tavole protettive per il fragile supporto troviamo la scritta d'epoca *Vicenza 1780' che credo sia pertinente all'entrata in qualche collezione di quella città dei nostri dipinti o, magari, proprio alla loro esecuzione nella cittadina veneta. D'altronde, tra le poche notizie biografiche che conosciamo del Rivalta, sappiamo che partecipò agli annuali concorsi di Brera nel 1820, il che farebbe supporre viaggi di studio, se non di lavoro, anche se la momento la sua attività è documentata solo a Faenza. Nulla osta che possa aver inviato suoi lavori anche in altre parti d'Italia. Le prime nature morte conosciute sono quelle firmate e datate 1803 nella Pinacoteca di Rimini che ci forniscono anche delle coordinate culturali per meglio comprendere gli esordi di questo petit maître. L'impostazione è ispirata ai prototipi di Magini, ma con un intento ancora più astraente: il tavolo è posto sul primo piano, quasi in sezione, a creare un filtro tra lo spazio reale e lo spazio pittorico, concorrendo alla creazione di una convincente profondità spaziale, alla ricerca di un illusionismo percettivo. In due altre due nature morte datate 1815 in collezione privata a Rimini è non solo un ampiamento del repertorio, con la raffigurazione di frutti e foglie: anche nell'uso della tempera su pergamena o carta è a mio avviso un intento antinaturalistico, nella creazione di una composizione che può essere anche interpretata come una decorazione, un elemento a completamento dell'arredo di una dimora al pari di un fregio; giustamente la critica ha posto queste prove in rapporto a Giani e al suo cenacolo, sia nell'ispirazione dalla pittura del Cinquecento sia nel superamento della pittura intesa come mera mimesi e illusione del reale. In quelle considerate le opere degli ultimi anni come questa Natura in posa con gallina della Pinacoteca di Faenza è un ripescare stancamente formule e stilemi già adoperati decenni prima, con un risultato anche un po' grottesco e comico: manca il mordente dei lavori che abbiamo analizzato, il "delicato purismo" usando le parole di Luigi Salerno. Oltre ai confronti con le opere qui illustrate, dove possiamo trovare agilmente ampie similitudini con gli olii su vetro sub judice, propongo di confrontare le nostre nature in posa sia con questa Natura in posa con frutta che con questa Uva in un piatto di ceramica dove ritroviamo lo stesso strenuo arcaismo, la linea di contorno sottile e incisiva che conclude il colore steso a corpo per superfici lisce e compatte, quasi senza sfumature, la medesime atmosfere sospese, silenti, con l'immagine che emerge dal fondo scuro, indistinto tramite una luce radente, fredda e analitica, simile a quella che ritroviamo nelle illustrazioni di certi trattati di botanica. Davvero importante che le nostre opere siano datate 1780: sono quindi le prime del catalogo di Rivalta, le uniche al momento note eseguite con la particolare tecnica ad olio su vetro - il nostro artista sovente adoperò tecniche alternative all'olio, come la tempera sia su carta che su pergamena - e testimoniano se non un viaggio, contatti col veneto che fino a questo momento erano ignoti.