Bernardino India (Verona, 1528 – 1590) attr. (1570 ca)
Madonna con Bambino e Santa
Oli su tela, cm 90 x 76
Con cornice, cm 112 x 96
La scuola pittorica veronese del secondo Cinquecento si colloca in un contesto storico e artistico di grande fermento, caratterizzato da un'intensa dialettica tra le diverse scuole italiane. La città di Verona, sotto il dominio della Repubblica di Venezia, fu profondamente influenzata dalla cultura artistica della Serenissima, assorbendone i codici stilistici e le innovazioni tecniche. Tuttavia, la scuola veronese riuscì a mantenere una propria identità, elaborando un linguaggio pittorico originale e riconoscibile. Gli artisti veronesi rielaborarono i modelli manieristici, adattandoli al proprio linguaggio pittorico e creando opere caratterizzate da una certa artificialità e da una raffinata eleganza.
Tra i maggiori esponenti del secondo Cinquecento ricordiamo Paolo Veronese, con le sue monumentali composizioni, e Felice Brusasorci, che seppe coniugare le influenze veneziane e fiorentine. Anche Bernardino India, con la sua raffinata sensibilità cromatica, contribuì a definire l'identità della scuola veronese.
Bernardino India si inserisce a pieno titolo nel dibattito sulla ricezione del Manierismo in Veneto. La sua formazione presso la bottega di Domenico Brusasorci lo pone in diretta relazione con le evoluzioni stilistiche del periodo, caratterizzate da una crescente attenzione alla linea e alla figura allungata, eredità diretta del Parmigianino; con una spiccata sensibilità per il colore e per la luce. L'analisi delle sue opere rivela una predilizione per i soggetti sacri, spesso rappresentati con un'eleganza formale che li avvicina ai modelli della scultura manierista. Le figure di India, allungate e slanciate, si muovono in spazi bidimensionali, caratterizzati da un'attenta costruzione geometrica. La luce, morbida e avvolgente, modella delicatamente i volumi, conferendo alle opere un'atmosfera intima e raccolta.
Nato nel 1528 a Verona, poco si conosce della formazione artistica, ma, vista la sua prolifica attività di frescante, è possibile che egli abbia frequentato uno dei grandi decoratori della generazione precedente: Giovanni Maria Falconetto, Giovanni Francesco Caroto, Francesco India, o forse il più giovane Domenico Brusasorci. Esordì, tra il 1550 e il 1555, affrescando Divinità olimpiche e grottesche, queste in collaborazione con Eliodoro Forbicini, in due sale al piano terreno del sanmicheliano palazzo Canossa a Verona. Subito dopo, forse già nel 1552, si trasferì a Vicenza per decorare il palazzo che Marcantonio Thiene si era appena fatto costruire da Andrea Palladio. Iniziò qui una proficua collaborazione con un gruppo di decoratori attivi per un ventennio nelle grandi ville palladiane: Anselmo Canera e Bartolomeo Ridolfi, entrambi di formazione veronese, e il trentino Alessandro Vittoria. Entro il 1558 il pittore realizzò la decorazione ad affresco - di cui restano frammenti al Museo degli affreschi Giovanni Battista Cavalcaselle - sulla facciata minore del distrutto palazzo di Fiorio dei Fiori raffigurando le Allegorie delle città di Rovigo, Verona e Treviso. Il settimo decennio conosce anche una non trascurabile produzione di pale d'altare, alcune delle quali eseguite dall'India a due mani con Orlando Flacco: la Madonna col Bambino, angeli e i ss. Vigilio e Giovanni Battista del Museo civico di Castelvecchio e la perduta pala per S. Zeno del 1563. Lungo il corso dell’ottavo decennio del l’India fu chiamato della committenza di San Bernardino. Il pittore ebbe modo di licenziare due pale d’altare per la chiesa: la prima, riaugurante l’Adorazione dei pastori, la seconda, con la Vergine e sant’Anna del 1579.
La presente opera si può confrontare, per rimandi stilistici e compositivi, con alcune opere dell’India: l’Annunciazione della Chiesa Parrocchiale Colognola ai colli, la Madonna con Bambino e San Giovannino dell’ Istituto Proti Malacarne Vajenti, Vicenza o ancora la Madonna con Bambino e Sant’Anna della Chiesa di San Bernardino, Verona, in cui il volto della Vergine richiama innegabilmente quello della santa qui raffigurata.