Scuola italiana del XIX secolo
Fauno che suona il flauto
Marmo di Carrara, alt. cm 57,5
Il giovane satiro è raffigurato nell’atto di suonare il flauto, come si evince dalla conformazione delle labbra. La figura, eretta, impostata con il peso sulla gamba destra, è sbilanciata sulla sinistra dalla forte inclinazione dell’anca opposta e poggia a un tronco presente alla sua sinistra. Il corpo è coperto solo in parte da una pelle ferina che, annodata sulla spalla destra, attraversa in diagonale il petto e si adagia sul tronco. Le gambe sono incrociate, la sinistra è tesa mentre la destra è flessa e accavallata sull’altra. La capigliatura è composta di folti riccioli scomposti. Sulla fronte sono visibili due piccole corna che si confondono con i capelli. La figura del satiro è presentata ingentilita, non ha più nulla delle caratteristiche caprine che lo contraddistinguono in molta iconografia antica. Anche le piccole corna sono appena accennate e coperte dalla capigliatura disordinata. Il modello della statua coincide certamente con il Fauno che suona il flauto della Galleria Borghese di Roma: la statua in marmo è con ogni probabilità la replica romana di un originale ellenistico: chiare sono le influenze, sia a livello iconografico tecnico, alla produzione dei grandi scultori di IV secolo Prassitele (Plinio il Vecchio nei suoi scritti fa riferimento ad una scultura di un satiro che suona il flauto proprio di mano di Prassitele) e Lisippo. L’atteggiamento rilassato della figura e il ricorso a un pilastro d’appoggio suggerirebbe un’ispirazione prassitelica, mentre la tridimensionalità sottolineata dall’incrocio delle braccia sul busto, che esprime un superamento della ponderazione classica, lascia supporre la mano di maestranze lisippee. In linea con l’estetica ellenistica è anche la modalità di rappresentazione del fauno: la tematica, già presente nell’arte in epoca precedente, ha subito un’evoluzione che ha visto progressivamente l’ingentilirsi della figura del satiro.
L’opera in questione è una variante Ottocentesca del capolavoro antico: l’anonimo artista italiano del XIX secolo riprende pedissequamente le forme del capolavoro ellenistico. La sinuosa figura del giovane fauno è resa con estrema abilità dal maestro scultore, che riprende i gloriosi e celebri modelli dell’antico per rispondere alle richieste dei numerosi aristocratici che, nell’Ottocento, inserivano Roma tra le tappe privilegiate dei loro Grand Tour.